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Gian Guido Balandi, Alberto Avio, Fabrizio Bano, Silvia Borelli, Stefania Buoso, Laura Calafà e Simonetta Renga, I lavoratori e i cittadini. Dialogo sul diritto sociale, Il Mulino, 2020

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A cura di Vincenzo Antonio Poso

È un libro, quello recensito, dal titolo significativo, che nasce dall’esperienza del “Gruppo di diritto del lavoro dell’Università di Ferrara”, che all’inizio degli anni Duemila ha raccolto alcuni studiosi della materia (gli autori del libro stesso, con l’aggiunta, negli anni più recenti, della più giovane Stefania Buoso) intorno alla figura del Maestro Gian Guido Balandi, al quale questo liber amicorum è dedicato.

Il saggio introduttivo di Gian Guido Balandi (Del diritto del lavoro e della sicurezza sociale, del metodo e della comparazione) analizza, innanzitutto, il percorso compiuto dai due diritti, nati insieme negli ultimi decenni del secolo scorso e giunti, ora, ad una definitiva separazione, con la modifica dell’area soggettiva di riferimento, rappresentata dal passaggio dai lavoratori ai cittadini. I profili costituzionali sono noti, a partire dal lavoro, principio fondante della Repubblica, mentre le trasformazioni del lavoro, che nel tempo si sono verificate e sovrapposte, le une alle altre, hanno spostato l’attenzione dal cittadino all’impresa. E in questo contesto acquistano fondamentale importanza gli strumenti di garanzia del reddito, nella prospettiva di una modifica sostanziale del sistema delineato dall’art. 38 Cost. per realizzare a pieno la separazione tra regole lavoristiche e di protezione sociale, senza sottovalutare la tendenza alla sostituzione di un secondo welfare, in prevalenza a base privatistica, al primo, pubblico, generale e solidale.

La comparazione tra ordinamenti viene posta dall’Autore come questione di un metodo che ha ad oggetto l’indagine funzionale degli istituti giuridici. Balandi non rassegna conclusioni, ma indica soltanto alcune linee dell’insegnamento del diritto del lavoro, chiamato a svolgere la sua «umile» funzione, che consiste nel regolare questioni minute, la cui disciplina condiziona la vita quotidiana di milioni di persone, e della ricerca, chiamata a definire, nell’epoca presente, il lavoro umano e le condizioni di bisogno in cui possono versare i cittadini. Il tutto nella prospettiva di una azione di politica del diritto del lavoro e della sicurezza sociale che costruisca regole che «non contraddicano l’irrinunciabile assetto valoriale di eguaglianza, solidarietà e libertà».

Pluralismo previdenziale e flessibilità del lavoro: breve percorso attraverso i conferimenti contributivi è il tema oggetto del saggio di Alberto Avio che, dopo aver analizzato il percorso evolutivo della materia, con una lettura approfondita del sistema previdenziale e delle riforme, a partire dal combinato disposto degli artt. 2 e 38 della Costituzione (interventi normativi settoriali a partire dalla L. n. 1122 del 1955 sulla previdenza dei giornalisti, ricongiunzione, totalizzazione) arriva alla disciplina del cumulo prevista dalla legge di stabilità per il 2013, modificata da quella per il 2017, con un rovesciamento totale delle posizioni espresse in precedenza sul pluralismo previdenziale (su cui si è basata anche la giurisprudenza della Corte Costituzionale sulla legittimità delle disposizioni sulla ricongiunzione e sulla non generalizzazione della totalizzazione) con un adeguamento alla nuova organizzazione del lavoro caratterizzata dalla flessibilità, sotto diversi profili, e dalla mobilità.

Fabrizio Bano (Mercato del lavoro online: la grande connessione) analizza il fenomeno del mercato del lavoro, tradizionalmente inteso come luogo economico ideale di incontro della domanda e dell’offerta di lavoro, finalizzato alla instaurazione di un rapporto di lavoro non necessariamente subordinato, nella prospettiva, in evoluzione, di quelli che si possono definire «mercati del lavoro online», che insistono nella c.d. economia delle piattaforme.

Il mercato digitale Ue e quella che l’Autore chiama «grande connessione» si intrecciano con le tematiche della circolazione del lavoro intesa come circolazione dei dati, che rappresentano la cifra indicativa delle nuove trasformazioni materiali, giuridiche e simboliche del lavoro. «Il crowdwork diventa la formula organizzativa per realizzare estese ed efficienti forme di delocalizzazione (offshoring) di manodopera in un mercato- mondo». L’«human cloud» diventa il grande esercito di riserva di marxiana memoria.

In questa prospettiva il principio della territorialità del diritto viene superato e l’arbitraggio regolativo erode la normativa lavoristica, imponendo una estensione a dismisura del modello di un falso lavoro autonomo e una nuova semantica dell’universo lavorativo che abbiamo conosciuto sino ad ora.

La nuova direttiva sul distacco: ancora un passo in avanti verso il diritto comunitario del lavoro? È il titolo del saggio di Silvia Borelli, che, dopo aver illustrato l’iter legislativo della nuova direttiva (UE) 2018/957 prende in considerazione la giurisprudenza della Corte di Giustizia sul campo di applicazione delle libertà economiche di cui agli artt. 49 e 56 del Trattato (temporaneità, prestazione di servizi, stabilimento), nella prospettiva di evitare l’esercizio abusivo delle libertà di circolazione diretto a conseguire un vantaggio incompatibile con le finalità del diritto euro-unitario.

L’analisi, anche critica, della dottrina e della giurisprudenza della Corte di Giustizia sul distacco si addentra nelle problematiche relative alle ragioni commerciali che il diritto Ue considera valide e intende proteggere. La durata del distacco e la parità di trattamento dei lavoratori completano il campo di analisi con una prospettazione critica della frammentazione del lavoro e della regime competition, che rischiano di provocare la disintegrazione dell’Unione.

Stefania Buoso (Sicurezza sul lavoro e modello prevenzionistico) affronta il tema, in senso lato, dell’obbligo di sicurezza, avvalendosi del procedimento logico-sistematico utilizzato da Gian Guido Balandi nei suoi studi, proprio su questo tema. L’analisi parte dalla tutela dei beni giuridici fondamentali, nella combinazione di vari modelli normativi, con la realizzazione del sistema prevenzionistico pubblicistico di cui al D. Lgs. n. 81/2008, senza disconoscere il ruolo fondamentale, ma diverso, del sistema protezionistico. Salute e benessere sono declinati in tutte le loro potenzialità, mentre la sicurezza (esaminata anche nel suo significato semantico) viene analizzata nella sua valenza costituzionale, come condizionamento virtuoso della libera iniziativa economica privata. Nel diritto euro-unitario l’obbligo della prevenzione primaria «si fonda sull’adeguamento del lavoro all’essere umano, che mette al centro la persona e i suoi diritti; si passa, in altri termini, da una concezione oggettiva a una soggettiva che si tesse sul rapporto tra lavoratori, ambiente e fattori di rischio». L’obbligo di sicurezza di cui all’art. 2087 c.c., che mette in rapporto interessi apparentemente contrapposti che animano le parti del contratto di lavoro ed esprime una capacità di conformazione sistematica molto significativa, viene quindi analizzato secondo una opzione interpretativa che enfatizza il suo contenuto di obbligo di prevenzione primaria (a dispetto della sua applicazione giurisprudenziale sul piano quasi esclusivamente risarcitorio), evidenziando in questa norma il pregio di precorrere i tempi.

La formazione oltre il contratto di lavoro è il titolo del saggio di Laura Calafà, che, partendo dalla relazione su questo tema di Gian Guido Balandi al Congresso Aidlass di Cagliari del 2006 (a completamento di un percorso di studi dedicati) lo analizza nell’era della «gig economy», privilegiando la costruzione del diritto alla formazione come diritto sociale fondamentale. L’Autrice si interroga «sul rapporto tra contratto di lavoro e formazione continua e permanente, anche in un contesto di polarizzazione accentuata dell’occupazione stabile e instabile». Tra i tanti temi affrontati si richiama l’attenzione alla tutela della professionalità, e al correlato obbligo formativo, in caso di assegnazione a mansioni inferiori, secondo il rinnovato testo dell’art. 2103 c.c. e al contratto di apprendistato, che si colloca nella linea di confine tra occupazione stabile e instabile, essendo qualificato come contratto di lavoro a tempo indeterminato che non si caratterizza per una prestazione discontinua. La conclusione della sua analisi porta Calafà a sostenere che, nel contesto del lavoro come si è trasformato nella gig economy, «il diritto alla formazione rimane una sorta di diritto sospeso, considerato necessario in termini di complessivo bisogno formativo di chi lavora, ma rimesso a progetti diversi….».

Conclude il libro il saggio di Simonetta Renga (La famiglia nella previdenza sociale), che propone una interessante lettura del concetto di famiglia dal punto di vista del previdenzialista, nel contesto della sicurezza sociale, delineato anche dalla Costituzione, in un combinato disposto degli artt. 31, 37 e 38.

Dopo una fugace analisi degli istituti protettivi e di tutela della famiglia, con specifico riferimento alle prestazioni previdenziali, il ragionamento giuridico di Renga si snoda su questi punti: «assenza di una protezione sociale pensata specificamente per la famiglia; mancanza di una nozione unitaria di famiglia ai fini previdenziali; ruolo sussidiario della protezione sociale per la famiglia…», così evidenziando il complesso, ma anche contraddittorio, rapporto intercorrente tra famiglia e Stato sociale.

In conclusione, richiamando le parole della presentazione: «Al lettore è consegnata una rapsodia di testi in cui lavoratori e cittadini sono protagonisti, al di là dei frammenti di crisi dello Stato sociale. Un’attenzione particolare è rivolta alla dimensione politica e regolativa dell’Unione Europea, che rappresenta la cornice di riferimento mai scontata della riflessione proposta».


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