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Con il libro recensito l’autore conduce il lettore ad un vero e proprio viaggio dal 4000 a.c. sino all’inizio del secolo scorso, nel mondo dell’avvocatura. Ed al termine della lettura si capisce il perché la professione forense è una delle professioni più affascinanti che esistono, e che da oltre 2000 anni i problemi dell’Avvocatura sono quasi sempre gli stessi. E’ il diario del viaggio nella storia di una delle professioni più affascinanti che esistono, iniziato circa 2500 anni fa, con lunghe soste e frequenti ostacoli. Un viaggio il cui filo d’oro invisibile consentirà agli avvocati di domani di seguire il percorso di quelli di ieri nella difesa dei diritti dell’uomo.
Con la lettura del libro recensito si scopre come nel 450 a.C. in Grecia vi era sia la figura del “logografo” e cioè colui a pagamento scriveva orazioni giudiziarie per conto terzi, che quella del “sinègoro” e cioè colui che esponeva invece verbalmente le difese. Ma è nell’antica Roma che si afferma sempre più la figura dell’avvocato, professione che apriva le porte alle alte cariche politiche; ed il viaggio alla ricerca delle radici dell’avvocatura nella Roma repubblicana non può non “imbattersi” nella figura di Cicerone, indiscusso fondatore della professione forense. Con la lettura del volume recensito si scopre anche che l’esercizio della professione forense era interdetto alle donne, tantè che con un apposito editto pretorile veniva reso esplicito il divieto, in quanto il gentil sesso non poteva esercitare attività maschili, parlare in pubblico, occuparsi di attività intellettuali, e più in generale non si addiceva alla pudicizia femminile l’interessarsi degli affari altrui; ed il giureconsulto Ulpiano giustificava il divieto paventando il rischio che la donna nel Foro, in quanto improbissima (immorale) e inquietans (colei che inquieta) facesse leva più sulla forza seduttiva che non sulla preparazione giuridica, in questo modo condizionando l’esito del giudizio….ma nonostante i divieti la donna aveva svolta la professione forense (si cita tal Manilia ed Ortenzia). Proseguendo nella lettura si “scopre” che ai tempi dell’Impero romano si riconosce il diritto dell’avvocato all’onorario, con approvazione (Diocleziano) di apposito tariffario, ed uscendo dall’ipocrisia della scambio di doni; si scopre anche che essendo la professione dell’avvocato prestigiosa, spingeva sempre più i giovani ad intraprendere la professione, ed alla fine per limitare l’accesso venne istituito (imperatore Costantino) il numero chiuso!!!.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente inizia il periodo buio dell’avvocatura…per non dire l’estinzione della professione forense; la rinascita della professione si ha nell’Alto Medioevo con Carlo Magno, che favorì lo studio del diritto. La “ripresa” della professione forense si ha con l’anno 1000 e seguenti, in cui ai radicali mutamenti nella organizzazione delle comunità civili (nascita dei comuni, aumento demografico, progressivo venire meno delle gerarchie della società feudale, affermarsi di nuovi mestieri) ha fatto seguito l’organizzazione di strutture (Università) deputate all’insegnamento e allo studio del diritto. Il libro recensito riportando in appendice processi storici a Galileo Galilei, ai Templari, a Giovanna D’Arco, a Giordano Bruno,ma soprattutto i processi a Socrate e a Gesù Cristo, processi accomunabili dal fatto che furono celebrati senza un avvocato difensore e si conclusero con una condanna.
L’auspicio, come afferma l’autore in premessa, è che “i potenziali lettori, su tutti studenti di scuole secondarie superiori o laureandi in giurisprudenza, ove si immaginino di intraprendere la professione forense, siano consapevoli che il fascino della stessa è direttamente proporzionale alle difficoltà che ne comporta l’esercitarla” e, aggiungo, la lettura del libro recensito, aiuta anche nella scelta consapevole della facoltà.
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