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I perché di una riforma

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Michele Proietti

Premessa

Quando si affrontano temi complessi come quello di una Riforma Previdenziale bisogna aver chiari sia i dati di partenza sia gli obiettivi da raggiungere. Particolare attenzione va poi prestata ai vincoli fissati dalla giurisprudenza in tema di “diritti quesiti” e di “aspettative” in corso di maturazione, sulla base della normativa vigente (principio del pro-rata).

Cassa Forense ha affrontato questo percorso analizzando, anno per anno, l’andamento demografico e reddituale dell’Avvocatura (posto a base nell’ultimo bilancio tecnico al 31/12/2020), e tutte le variabili ipotizzabili al vigente sistema previdenziale sia sotto il profilo delle prestazioni, sia sotto il profilo dei contributi.

Il lavoro del Comitato dei Delegati è quasi giunto al termine ed entro il corrente anno, il nuovo articolato verrà deliberato e, quindi, inviato ai Ministeri Vigilanti per la prevista approvazione ai sensi dell’art. 3, comma 2 del D. Lgs. 509/94, assieme alla necessaria relazione tecnico attuariale.

Non è possibile, in questo articolo, anticipare le soluzioni di dettaglio adottate per i vari istituti, considerato che, nel momento in cui scriviamo, il nuovo regolamento è ancora in fase di votazione e numerosi sono gli emendamenti ancora da esaminare.

Questo compito, sicuramente importante e di grande interesse pratico, sarà riservato al prossimo numero della rivista quando i contenuti della Riforma saranno definiti e l’intero regolamento sarà stato approvato dal Comitato dei Delegati. Quello che, invece, si ritiene opportuno approfondire fin d’ora, sono le motivazioni che hanno indotto gli Organi della Cassa a porre allo studio una Riforma strutturale del sistema previdenziale forense e le scelte di fondo che sono state adottate.

Partiamo, come è giusto, da una analisi dei dati disponibili, tutti ricavabili dai bilanci consuntivi degli ultimi anni, pubblicati anche sul sito internet di Cassa Forense. Va, innanzitutto, segnalato che i risultati di bilancio, in tutti gli ultimi anni, sono stati estremamente positivi, con ragguardevoli avanzi di esercizio, fino all’ultimo bilancio approvato, quello del 2021, che ha fatto registrare il maggior saldo attivo in tutta la storia dell’Ente (Euro 1.385.008.483) e ha portato il patrimonio netto a lievitare oltre la soglia dei 15 miliardi (Euro 15.217.081.433).

Tuttavia, lo stesso bilancio 2021, ha evidenziato, anche qui per la prima volta nella storia dell’Ente, una flessione del numero degli iscritti, passa- ti da 245.030 a 241.830.

È inutile sottolineare come, in un sistema previdenziale finanziato “a ripartizione”, l’andamento demografico della categoria assicurata sia un elemento particolar- mente importante da tenere sotto controllo. Tale modalità di finanziamento, infatti, prevede che i contributi periodicamente versati da coloro che si trovano in attività vengano utilizzati per pagare le prestazioni di coloro che, nello stesso periodo, si trovano già in quiescenza, realizzando così quello che si definisce un “patto tra generazioni”.

Il modello “puro” di ripartizione non prevede la patrimonializzazione di riserve ma richiede una invarian- za nel rapporto tra iscritti attivi e pensionati. Riserve patrimoniali, anche cospicue, sono invece necessarie quando il rapporto iscritti/pensionati tende a peggiorare nel tempo.

In questo caso il sistema di finanziamento “a ripartizione” si trasforma in un sistema c.d. “misto” nel quale coesistono una quota di finanziamento” a ripartizione” e una quota di finanziamento “a capitalizzazione”.

In sostanza le prestazioni vengono finanziate in parte con lo stesso criterio della ripartizione pura, ossia con i contributi degli iscritti attivi, e in parte con i rendimenti finanziari maturati nel corso del tempo e, qualora questi non fossero sufficienti, attingendo al patrimonio accumulato.

I dati numerici dell’Avvocatura, elaborati anno per anno dall’Ufficio Attuariale di Cassa Forense, evidenziano una costante crescita degli iscritti (100.036 nel 2002 fino ai 245.030 del 2020) con un calo significativo nel 2021 (241.830).

A fronte di ciò il rapporto iscritti/pensionati, però, raggiunto il suo apice nel 2016, (8,1 iscritti per ogni pensionato) ha subito una decrescita costante fino al 2021 (7,4 iscritti per ogni pensionato). Intendiamoci l’attuale rapporto iscritti/pensionati è ancora un ottimo rapporto per il buon andamento di un sistema previdenziale “a ripartizione”, ma sarà così anche in futuro?

Il Bilancio Tecnico e la sua attendibilità

A questo punto entrano in scena le ipotesi del bilancio tecnico attuariale che proiettano, con cadenza triennale, i dati demografici ed economici della categoria nel lungo periodo (almeno 30 anni per legge, con proiezione dell’andamento fino a 50 anni).

Ebbene, l’ultimo bilancio tecnico di Cassa Forense al 31/12/2020 (per estremo paradosso esaminato dal Comitato dei Delegati nella stessa seduta in cui si è approvato il miglior bilancio di esercizio della storia dell’Ente!) evidenzia un saldo totale (totale delle entrate vs totale delle uscite) che diventa negativo nel 2049 e non torna più positivo fino al 2070, arrivando, nello stesso arco temporale, a dimezzare il patrimonio dell’Ente, per far fronte alla crescente spesa previdenziale.

È chiaro che si tratta di uno scenario futuro critico che richiede interventi urgenti per garantire, innanzitutto, il rispetto del parametro legislativo di sostenibilità trentennale ma anche, e direi soprattutto, il futuro pensionistico delle giovani generazioni di iscritti e di quelle che si iscriveranno. A questo punto, però, alcune domande preliminari sorgono spontanee.

Perché le risultanze del bilancio tecnico al 31/12/2017 erano così diverse e più favorevoli di quelle attuali? Le ipotesi demografiche sottostanti al bilancio tecnico 2020 sono attendibili, soprattutto alla luce delle risultanze ben diverse e molto positive del bilancio di esercizio 2021?

Quanto alla prima domanda, senza entrare in eccessivi tecnicismi, possiamo però affermare che nel triennio 2017/2020 le prospettive dell’Avvocatura sono effettivamente cambiate.

La crescita demografica, ipotizzata nel 2017 in circa 100.000 iscritti in più nei prossimi 50 anni non appare più realistica, mentre l’andamento economico della professione, fortemente penalizzata dalla pandemia e da una ripresa economica del Paese che stenta a concretizzarsi, sconta una regressione del reddito medio di circa il 6% nel solo anno 2020 e incide pesantemente sullo sviluppo delle carriere.

A questo deve aggiungersi, scendendo un po’ più nel tecnico, che il bilancio attuariale 2020 ha prudenzialmente utilizzato delle tavole di sopravvivenza specifiche della categoria professionale e non quelle ISTAT nazionali (la buona notizia è che gli avvocati vivono, in media, due anni in più rispetto al resto della popolazione italiana!), incidendo più pesantemente sulla spesa pensionistica. Rispondere alla seconda domanda è un pochino più complicato perché mentre è assolutamente vero che il bilancio di esercizio riproduce una fotografia veritiera della situazione patrimoniale dell’Ente ed è sottoposto a innumerevoli controlli, da parte del Collegio Sindacale, della Società di Revisione contabile, dei Ministeri, della Corte dei Conti, della Covip, ecc… altrettanto non può dirsi delle ipotesi, soprattutto demografiche, degli studi attuariali.

Si tratta quindi, per prima cosa, di approfondire le ipotesi sottostanti al bilancio tecnico al 31-12-2020 per verificarne la fondatezza e l’attendibilità, almeno in termini probabilistici.

A tal fine ci aiuteremo con un grafico che, per quanto detto in precedenza, riproduce fedelmente l’ipotesi demografica di fondo utilizzata nell’ultimo bilancio tecnico.

Come si può vedere il rapporto iscritti pensionati non solo tende a peggiorare notevolmente nel tempo ma, addirittura, raggiunge una situazione di massima criticità nel periodo (2048-2056) dove ogni iscritto si dovrà far carico del pagamento di una pensione, con costi, ovviamente, insostenibili se non attingendo alle riserve patrimoniali nel frattempo accumulate dall’Ente.

Ma la domanda resta la stessa: quanto l’ipotesi rappresentata da questo grafico è attendibile? Proviamo ad analizzare separatamente la raffigurazione grafica dell’andamento delle pensioni e quella delle iscrizioni.

Ebbene la curva dei pensionati dei prossimi 30 anni non solo è attendibile ma è praticamente certa in quanto si tratta di soggetti già iscritti alla Cassa che, al netto di premorienza o cancellazione (ipotesi già considerate dall’attuario), prima o poi arriveranno al pensionamento.

Non si tratta, quindi, di semplice ipotesi di studio, ma della trasposizione nel tempo di un fenomeno reale già potenzialmente verificatosi e legato al numero dei nuovi iscritti degli ultimi 30 anni. Quei futuri pensionati sono già parte integrante dell’Ente!

Passiamo allora ad analizzare la curva che rappresenta l’andamento degli iscritti attivi non pensionati. In questo caso, effettivamente, siamo nel campo delle ipotesi legate ai futuri afflussi agli Albi Forensi.

L’ipotesi utilizzata dall’attuario è che, dopo i primi quattro o cinque anni di leggera crescita, vi sia una sostanziale stasi del numero complessivo degli esercenti la professione fo- rense che si attesterebbe su un livello stabile di circa 250.000 unità, con diminuzione progressiva del numero degli iscritti attivi in conseguenza del proporzionale aumento dei pensionati che mantengono l’iscrizione all’Albo professionale anche dopo il pensionamento.

Questa ipotesi si fonda su parametri derivanti da dati ISTAT nazionali sull’andamento dei futuri residenti in Italia e, di conseguenza, della popolazione degli occupati, nei prossimi decenni, come si può verificare nel grafico sottostante.

In buona sostanza, per concludere il ragionamento demografico, in un Paese in cui vi sarà un calo delle nascite e degli occupati, è verosimile pensare che aumenti il numero complessivo degli Avvocati? Anche in questo caso mi sembra di poter concludere che le ipotesi relative alla futura numerosità della categoria, sottostanti al bilancio tecnico 2020, siano assolutamente verosimili e, forse, persino ottimistiche.

A questo punto resterebbe da verificare se l’andamento economico della categoria, in previsione futura, possa essere tale da compensare, o almeno attenuare, l’andamento demografico negativo sopra descritto. Anche in questo caso, però, i dati statistici non sono confortanti, come si può constatare dalla tabella sottostante, in cui si riporta, per ogni anno considerato, il monte reddituale IRPEF complessivamente dichiarato dagli iscritti alla Cassa, il tasso di variazione annuo, il reddito IRPEF medio con relativo tasso di variazione annuo e, infine, nell’ultima colonna, l’evoluzione del reddito medio dal punto di vista reale ottenuto mediante la rivalutazione monetaria degli importi all’inflazione annua registrata, così da riportare tutti i valori monetari al 2020.

(vedi Tabella 1)

Se confrontiamo l’ultima colonna risulta che il reddito medio della categoria, calcolato al netto dell’inflazione, è passato dal picco dei 59.520 euro del 2007 ai 37.785 euro del 2020 con un calo, nel solo ultimo anno, del 6% rispetto all’anno precedente. Certamente gli effetti della pandemia passeranno e vi sarà una parziale ripresa dell’andamento dei redditi professionali, ma è improbabile che l’andamento medio delle carriere dei giovani avvocati possa ricalcare quello delle genera- zioni precedenti. Anche l’andamento economico della categoria, pertanto, non aiuta a risolvere i problemi di stabilità finanziaria di lungo periodo del sistema previdenziale forense.

Si può concludere, quindi, che la dicotomia tra bilancio di esercizio e bilancio tecnico è soltanto apparente. Entrambi fotografano correttamente una realtà, presente con riferimento al bilancio di esercizio, di medio e lungo periodo per quanto riguarda il bilancio tecnico.

Se ci è concessa una metafora di tipo meteorologico, il rapporto tra i due documenti si avvicina molto a quello che avviene nel campo delle previsioni del tempo: la nostra percezione reale è che oggi c’è il sole ma il meteorologo, sulla base dei dati in suo possesso, ci avvisa che tra una settimana è prevista una “allerta gialla” per una forte perturbazione in arrivo.

Entrambe le prospettive sono corrette ed entrambe le informazioni sono veritiere, occorre, quindi, attrezzarsi per tempo per gestire i futuri cambiamenti “climatici”.

Le soluzioni possibili e quella preferita Ovviamente la situazione non va drammatizzata perché la possibilità di intervenire tempestivamente sul sistema previdenziale per prevenire gli effetti negativi dei fenomeni demografici ed economici sopra descritti c’è tutta, ma bene ha fatto il Comitato dei Delegati ad affrontare tempestivamente l’argomento e a pervenire ad una soluzione di tipo “strutturale” che dovrebbe mettere in sicurezza il sistema previdenziale da molte delle - se ci è concessa una metafora di tipo meteorologico - variabili demografiche ed economiche tipiche di una libera professione.

Il vero aspetto problematico da tenere sempre presente in ogni sistema previdenziale consiste nel fatto che il metodo di calcolo delle prestazioni debba essere “attuarialmente neutro” rispetto all’entità dei contributi versati. Questo sinallagma tra contributi versati e prestazioni erogate è implicito nel metodo di calcolo contributivo ma si può raggiungere, sia pure con maggiore difficoltà, anche con un metodo di calcolo retributivo attentamente rivisitato.

Premesso quanto sopra le scelte possibili potevano es- sere diverse. La Commissione appositamente nominata dal Comita- to dei Delegati di Cassa Forense, al termine di una approfondita fase di studio, si è concentrata su due possibili ipotesi di riforma.

La prima, c.d. “parametrica” che tendeva a lasciare invariato l’impianto normativo esistente, con alcuni interventi mirati, sulle prestazioni e sui contributi, tesi al riequilibrio della gestione.

La seconda, più strutturale, che prevedeva l’introduzione di un sistema di calcolo delle prestazioni di tipo contributivo per tutti, sia pure con il temperamento del principio del pro-rata temporis.

In estrema sintesi i vantaggi della prima ipotesi di riforma (c.d. parametrica) potevano così riassumersi:

- previsione di interventi minimi sull’attuale impianto regolamentare;

- mantenimento di un elevato grado di solidarietà;

- tutela delle aspettative già maturate;

- assenza di un regime transitorio;

- minore impatto sulle strutture informatiche della Cassa.

Viceversa i vantaggi di una riforma strutturale con il passaggio ad un sistema di calcolo contributivo pro-rata delle prestazioni, avrebbe presentato i seguenti vantaggi:

- miglioramento stabile della sostenibilità finanziaria di lungo periodo grazie ad un minore impatto sul sistema previdenziale di eventuali mutamenti demografici e/o economici;

- più stretta correlazione tra contribuzione versata e prestazione erogata;

- modalità di calcolo delle prestazioni di più facile comprensione per gli iscritti;

- maggiore flessibilità in termini di età pensionabile, anzianità contributiva e attenuazione del divario di genere.

Dai lavori successivamente condotti, dopo un primo dibattito in Comitato dei Delegati, è emersa una “terza via” che tendeva a “fondere” le due ipotesi nel c.d. “sistema contributivo per anzianità”, sulla falsariga della famosa riforma “Dini”, di cui alla legge 335/1995.

In buona sostanza ai futuri iscritti si applicherà il sistema di calcolo contributivo delle prestazioni in modo integrale, mentre per i soggetti già iscritti con maggiore anzianità continuerà ad applicarsi il vecchio sistema retributivo ma con alcune importanti modifiche parametriche; per gli iscritti con minore anzianità invece, si applicherà un sistema di calcolo “misto”, equivalente al contributivo pro-rata (retributivo per gli anni antecedenti l’entrata in vigore della riforma e contributivo per gli anni successivi).

C’è da sottolineare come questa terza ipotesi, consista, comunque, in un passaggio al sistema di calcolo contributivo delle prestazioni e tenda a realizzare una sintesi tra quelli che sono i punti di forza delle prime due ipotesi.

In particolare:

- migliorare in forma stabile la sostenibilità finanziaria di lungo periodo grazie alle caratteristiche tipiche del sistema contributivo, limitando al minimo futuri interventi modificativi del sistema;

- offrire garanzie di flessibilità e di equità alle nuove generazioni grazie ad una più stretta correlazione tra contribuzioni e prestazioni, adattandosi anche meglio al fenomeno delle carriere frammentate, tipiche dell’attuale mondo del lavoro;

- garantire, nel contempo, le aspettative maturate dagli iscritti con significative anzianità contributive, che hanno programmato il proprio futuro previdenziale investendo in riscatti, ricongiunzioni, benefici per ultraquarantenni, prossimi pensionamenti per anzianità, ecc…;

- eliminare quasi totalmente la necessità di un lungo e complesso regime transitorio, che sarebbe stato in- vece, necessario in caso di passaggio ad un sistema contributivo pro-rata;

- mantenere un discreto livello di solidarietà senza gli eccessi dell’attuale sistema retributivo e con un maggior grado di trasparenza, proprio del sistema contributivo;

- salvaguardare un livello di adeguatezza delle presta- zioni, per le pensioni calcolate con il sistema contributivo, grazie all’utilizzo, nel montante per il calcolo delle pensioni, di parte di quanto versato a titolo di contributo integrativo.

Su questa ipotesi di lavoro, prescelta a larghissima maggioranza dal Comitato dei Delegati, è stato poi predisposto il testo del Nuovo Regolamento Unico della Previdenza Forense, tutt’ora in corso di votazione, e che dovrà, infine, essere sottoposto all’approvazione dei Ministeri Vigilanti, per una entrata in vigore prevista al primo gennaio 2024.

Con riferimento, infine, all’obiezione di chi sostiene che non era questo il momento per operare una riforma previdenziale, si può solo aggiungere che, purtroppo (o per fortuna), la previdenza non è una materia astratta ma va calata, necessariamente, nel contesto socio-economico della collettività a cui si applica e con riferimento a un determinato periodo storico.

I momenti per riformare il sistema, spesso, non si scelgono ma, semplicemente, si verificano, e a volte anche per cause esterne. Di questo bisogna prendere atto con realismo e con coraggio.

***

Lungi dall’avere esaurito l’argomento, che si presta a molte altre considerazioni, speriamo di aver dato, comunque, utili spunti di riflessione per chi voglia approfondire la complessa materia, partendo da dati obiettivi e con un approccio privo di preconcetti ideologici.


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