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Come di consueto Cassa Forense rende disponibile per i lettori della rivista “La previdenza Forense” una serie di dati statistici di interesse per delineare i connotati dell’avvocatura italiana nei suoi aspetti più significativi, con particolare riferimento a caratteristiche di tipo demografico ed economico ma anche di distribuzione territoriale relative agli avvocati italiani attualmente iscritti alla Cassa di Previdenza e pertanto agli Albi Forensi.
Un’avvocatura ancora numericamente in calo, sempre più anziana ma con un reddito medio in crescita, permane comunque una forte eterogeneità, per genere e per età, ma anche territoriale all’interno della categoria.
Ecco quanto emerge dalle più recenti analisi statistiche eseguite da Cassa Forense sui propri iscritti.
La descrizione del profilo dell’avvocatura che emerge dalla lettura dei dati in possesso dell’Ente, qui in parte raccolti e divulgati, si pone alla base per confermare o meno la presenza di dinamiche già rilevate negli ultimi anni o, eventualmente, offrire spunti di interpretazione di una modifica delle stesse. In primo luogo, grande attenzione va posta alla dinamica della numerosità dei professionisti esercenti.
È già da qualche anno che si assiste infatti a una contrazione del numero di avvocati iscritti: alla data del 31.12.2023 risultano essere iscritti agli Albi e alla Cassa 236.946 professionisti, con un calo rispetto all’anno precedente di circa l’1,3%.
Negli ultimi quattro anni il numero di avvocati non pensionati si è ridotto di circa 10.000 unità (passando da 231.446 professionisti al 31.12.2019 a 221.523 al 31.12.2023) così come si evince dai dati riportati in Tabella 1.
Allo stesso tempo però si assiste a una crescita del numero dei pensionati che risulta essere pari a 33.170 unità alla data del 31.12.2023.
Il calo del numero di iscritti in concomitanza di un aumento delle pensioni erogate ha determinato una contrazione del rapporto di “dipendenza” che seppur ad oggi elevato se confrontato con altre realtà si attesta a circa 6,7 attivi per ciascun pensionato.
Pertanto, l’avvocatura sta oggi attraversando un periodo di inversione di tendenza che dalla situazione di crescita avuta nel passato, potrebbe condurre a una ulteriore riduzione del numero dei professionisti anche nel futuro.
L’inversione di tendenza è essenzialmente conseguenza di due fenomeni ben definiti • il progressivo calo demografico della popolazione italiana • la preferenza verso altre attività per i giovani avvocati di recente iscrizione all’Albo Con riferimento al primo fenomeno, malgrado il calo demografico a cui stiamo assistendo in Italia da oltre un decennio, fino a oggi gli avvocati sono in percentuale comunque cresciuti più della popolazione italiana e, di conseguenza, oggi in Italia sono presenti in media circa quattro avvocati ogni mille abitanti (nei primi anni 2000 il rapporto era di circa due avvocati ogni mille abitanti), rapporto sicuramente tra i più alti in Europa ma tuttavia molto variabile sul territorio italiano, come ben evidenziato nel Grafico 1.
Il maggior numero di avvocati, in proporzione alla popolazione residente, si concentra in Calabria e Campania (rispettivamente con 6,6 e 6 avvocati ogni mille abitanti), mentre tra le regioni con minore presenza troviamo Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.
Con riferimento al secondo fenomeno, legato alla difficoltà delle nuove generazioni di avvocati a proseguire la professione piuttosto che cancellarsi dall’Albo per svolgere altro tipo di attività si riporta di seguito (Tabella 2) l’andamento del numero di iscrizione e cancellazioni dalla Cassa negli ultimi anni.
Dai dati riportati in tabella emerge come negli gli ultimi tre anni le nuove iscrizioni alla Cassa siano state inferiori alle cancellazioni dagli Albi e dalla Cassa.
Fino all’anno 2020 il numero delle nuove iscrizioni è
stato sempre superiore al numero delle nuove cancellazioni, successivamente si osserva invece una crescita considerevole di chi si è cancellato (o ha sospeso la sua iscrizione all’Albo) accanto a una contrazione del numero di nuovi avvocati (conseguenza della minore consistenza numerica dei giovani italiani). Gli avvocati italiani sono, inoltre, sempre più anziani.
La categoria degli avvocati, al pari della popolazione italiana, sta progressivamente invecchiando, come si rileva dal grafico che segue in cui si riporta l’andamento dell’età media degli avvocati iscritti alla Cassa Forense distinta per genere.
Negli ultimi venti anni l’età media di coloro che svolgono la professione e non sono ancora pensionati è aumentata di circa sei anni, mentre per le donne è passata dai 38,2 anni del 2002 a 46,7 anni (aumento di oltre otto anni), per gli uomini si è passati dai 44,5 anni ai 49,8 anni (aumento di oltre cinque anni).
Ad influire sull’invecchiamento, in parte il progressivo innalzamento dell’età pensionabile introdotto nelle recenti riforme di Cassa Forense, ma soprattutto la contrazione numerica delle nuove generazioni di avvocati che si iscrivono agli Albi contestualmente all’aumento delle cancellazioni dagli Albi forensi in particolare tra i più giovani avvocati.
La Tabella 3 mostra che il numero di uomini e donne iscritti alla Cassa Forense è ormai molto vicina al pareggio, su un totale di 236.946 avvocati 111.585 sono donne e 125.361 sono uomini, ma se escludiamo i pensionati contribuenti, la differenza per genere si riduce con 108.950 donne e 112.573 uomini.
di circa 9,93 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente del 5,1%, mentre il reddito in media prodotto da ciascun avvocato è pari a 44.654 euro con un aumento rispetto all’anno precedente del 5,3%.
Il reddito prodotto dall’avvocatura è inoltre distribuito in maniera estremamente eterogenea all’interno della categoria, in particolare se analizziamo il reddito rispetto a come si distribuisce a livello territoriale, per genere ed età del professionista.
Il reddito professionale e il volume d’affari prodotto dall’avvocatura mostra anche quest’anno una significativa ripresa rispetto a quanto evidenziato in passato. Il monte reddito complessivamente prodotto dagli avvocati nell’anno 2022 (dichiarato nel 2023) si attesta a
Dalla Tabella 5 risulta in primis che, un numero non trascurabile di iscritti agli Albi non ha ricavato nulla dallo svolgimento della propria attività professionale ed ha pertanto dichiarato reddito professionale pari o inferiore a zero, questi costituiscono il 6,2% degli iscritti, pari a 13.822 professionisti; ben 63.203 professionisti invece, pari al 28,4% dei dichiaranti, hanno prodotto
un reddito inferiore al limite stabilito per accedere ad agevolazioni contributive (pari a euro 10.300). Inoltre, il 47% circa ha dichiarato un reddito inferiore a euro 19.633, valore entro il quale è comunque dovuto un contributo minimo indipendente dal reddito prodotto.
Numero più contenuto è invece rappresentato da coloro che dichiarano redditi superiori al tetto contributivo di 107.000 euro, sono stati pari a 17.557 (16.869 lo scorso anno) professionisti circa il 7,9% degli iscritti (7,6% lo scorso anno), ai quali però, è attribuito quasi il 48,3% del totale della ricchezza prodotta circa 4.793 milioni di euro su un totale di 9.931 milioni di euro, pari al totale del monte reddito ai fini Irpef. Medesime considerazioni possono essere eseguite sul volume d’affari.
Si osserva anche quest’anno la marcata differenza di guadagno tra i due sessi, come si evince dalla Tabella 6. A fronte di un reddito medio di categoria pari a 43.887 euro, agli avvocati di sesso maschile se ne attribuisce in media 59.079 euro, mentre alle donne circa 28.470 euro.
Resta pertanto confermata, per le donne, un guadagno di circa il 48% rispetto a quanto dichiarato dai colleghi uomini. Tale differenza è variabile al variare dell’età e aumenta ulteriormente nelle età più avanzate.
Rimane elemento da approfondire le motivazioni della presenza di una differenza di guadagno tra i due sessi anche nelle età estremamente giovani (al di sotto dei 35 anni) dove la componente femminile, come visto, risulta essere anche più numerosa e per entrambi i sessi rappresenta il momento di avvio della professione. Le medesime osservazioni possono essere svolte con riferimento al fatturato ai fini IVA.
Anche dal punto di vista territoriale esiste una differenza di rilievo tra redditi dichiarati da avvocati residenti nelle regioni del Sud e avvocati residenti nelle regioni del Nord, come si evince dalle distribuzioni riportate nella Tabella 7.
Per completezza riportiamo qualche informazione in merito al numero e alla tipologia delle pensioni erogate da Cassa Forense.
Alla data del 31.12.2023 erano in corso di erogazione 33.170 trattamenti previdenziali per un importo medio annuo di 30.502 euro; quasi il 50% dei trattamenti è rappresentato dalle pensioni di vecchiaia, per la maggior parte erogate a professionisti di sesso maschile (13.392 uomini e 2.225 donne), di importo annuo in media pari a 42.574 euro (43.896 euro per gli uomini e 34.615 euro per le donne).
Il numero delle pensioni di anzianità è abbastanza contenuto, pari a 1.505 trattamenti, a riprova del fatto che a causa della necessità di cancellarsi dall’albo per poter accedere a questo trattamento, gli avvocati considerano il pensionamento per anzianità una modalità di uscire dallo stato di attività ancora poco attraente, l’importo medio delle pensioni di anzianità è pari a 40.337 euro.
I pensionati in cumulo sono coloro che hanno avuto accesso al pensionamento avvalendosi di periodi contributivi presso la Cassa Forense e presso altri Enti previdenziali, il numero di questi trattamenti è ancora contenuto pari a 918 unità, perché trattasi di una modalità di pensionamento del tutto nuova, ma l’importo della quota a carico della Cassa non è di trascurabile entità, pari a 20.712 euro.
I pensionati che hanno invece avuto diritto a una pensione calcolata con il criterio contributivo, perché non avevano maturato un numero di anni di anzianità di iscrizione e contribuzione utile per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, sono pari 2.055 con un importo medio annuo molto basso pari a 5.246 euro, a causa del criterio di calcolo basato sui contributi versati più penalizzante dell’attuale criterio retributivo con cui vengono calcolati gli altri trattamenti.
Le pensioni a superstiti (indirette e di reversibilità) sono pari a circa 10.936 unità con un importo medio di circa 17.756 euro per le indirette e 22.151 per le reversibilità, la maggior parte dei trattamenti sono erogati a vedove degli avvocati deceduti e, in misura minore, a figli minori o inabili. Si riporta infine anche la distribuzione territoriale dei trattamenti previdenziali erogati.
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Dall’analisi dell’insieme dei dati riportati emerge un quadro dell’avvocatura in cui, pur restando confermate alcune tendenze già osservate negli ultimi decenni emergono i segnali degli effetti destabilizzanti dovuti a questi anni di incertezza.
Gli ultimi eventi storici hanno provocato effetti non prevedibili sui processi di trasformazione della categoria forense e che vanno monitorati con la giusta attenzione.
L’avvocatura, da professione con una forte spinta all’espansione, ha mostrato negli ultimi anni, una contrazione numerica degli iscritti dovuta a un rilevante aumento delle cancellazioni o sospensioni dagli Albi.
Il fenomeno delle cancellazioni dagli Albi riguarda, in particolare, le donne e i giovani pertanto l’avvocatura è una popolazione sempre più anziana con un freno al fenomeno della femminilizzazione osservato da tempo.
Le nuove generazioni di avvocati sono sempre più al femminile ma quante di queste proseguiranno la professione fino al pensionamento?
Permane la differente capacità di guadagno tra professionisti: se si esercita la professione in una regione del nord in media si guadagna di più se la si esercita al sud; ad età più avanzata corrisponde, in media, un reddito professionale più elevato; se chi svolge la professione è una donna ha in media minori potenzialità di guadagno di un collega uomo.
Tuttavia, per l’intera categoria, i guadagni riferiti all’anno post pandemico hanno mostrato una non trascurabile ripresa che ci auguriamo possa proseguire anche nei prossimi anni.
Nell’ambito di tutte le tendenze rilevate, appare ancora più necessario porre attenzione e prevedere interventi per sostenere le aree più deboli della professione forense che, sempre più mostra una elevata eterogeneità al suo interno.
La variabilità è tale da risultare a volte non esplicativo individuare le caratteristiche dell’avvocato medio, meglio infatti considerare la presenza di tante tipologie di avvocato.
Corre l’esigenza, pertanto di interventi nuovi volti a colmare il gap presente tra avvocati che svolgono la professione in luoghi differenti d’Italia, che hanno diversa età o di sesso diverso, affinché le differenze non costituiscano limiti ma potenzialità per l’intera categoria.
Un’avvocatura nuova che si indirizzi con coraggio verso l’esplorazione di percorsi moderni e alternativi in cui la professione possa proseguire al meglio nel fisiologico processo di cambiamento e innovazione.
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