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Come di consueto mettiamo a disposizione dei nostri lettori una serie di informazioni di tipo demografico ed economico relative agli avvocati italiani attualmente iscritti alla Cassa di Previdenza Fo- rense (e pertanto agli Albi).
Si riportano pertanto in questo articolo una serie di dati statistici utili per delineare la figura dell’avvocato me- dio italiano nelle sue caratteristiche più significative. A fornire i dati, su cui sono state formulate le statistiche riportate, sono anche quest’anno gli archivi informatici della Cassa Forense che costituiscono un’efficiente raccolta di informazioni, unica nel suo genere, da cui desumere molti indicazioni sulle caratteristiche della professione e del suo evolversi.
La descrizione del profilo dell’avvocatura che emerge dalla lettura dei dati raccolti e, qui in parte divulgati, si pone alla base per confermare alcune dinamiche già rilevate negli ultimi anni o, eventualmente, offrire spunti di interpretazione di una modifica delle stesse.
In primis stabiliamo quanti sono gli avvocati esercenti in Italia. La popolazione degli avvocati residenti in Italia al 1° gennaio 2022 è risultata pari esattamente a 241.830 professionisti. Rispetto all’anno precedente si rileva una contrazione del numero di avvocati dell’1,3% (al 1° gennaio 2021 erano 245.030); per la prima volta risulta negativo il saldo tra nuove iscrizioni e cancella- zioni dagli ordini professionali (o nuovi decessi), così come si evince dalla Tabella 1.
I dati riportati nella Tabella 1, rappresentativi dell’evoluzione del numero di avvocati negli ultimi decenni, fanno emergere che gli avvocati italiani, dalla fine degli anni novanta, sono quasi triplicati passando da un numero di circa 82.000 professionisti presenti nell’anno 1999, a oltre 245.000 nel 2020, malgrado la popolazione degli italiani sia stata nello stesso periodo ormai in fase di stazionarietà se non di contrazione.
Tuttavia, l’incontrollato e abnorme aumento del numero di avvocati in Italia sembra essere un fenomeno ormai appartenere al passato. Negli ultimi anni si è notato, infatti, una forte contrazione della dinamica di crescita degli avvocati per giungere ad una fase di stazionarietà degli ultimi due - tre anni e ha addirittura condotto a una contrazione del numero di avvocati di oltre 3.000 professionisti rispetto all’anno 2020.
L’avvocatura pertanto si trova oggi in situazione di stazionarietà, ipotizzando che la contrazione dell’ultimo anno sia un fenomeno che non prosegua anche nel futuro, essenzialmente quale conseguenza di due fenomeni
• inesorabile calo demografico della popolazione italiana
• una professione che attira sempre meno le giovani generazioni e fa aumentare tra le cancellazioni dagli albi.
Con riferimento al primo fenomeno, gli avvocati sono cresciti più della popolazione italiana che invece ha registrato negli ultimi anni un decremento numerico e quindi oggi in Italia sono presenti in media oltre 4 avvocati ogni mille abitanti (nell’anno 1996 il rapporto era 1,1). Una proporzione degna di nota se confrontata con quelle degli altri paesi europei! Questo rapporto numero legali/cittadini residenti è ancora però molto variabile a livello territoriale a dimostrazione che l’avvocatura italiana opera in una realtà univoca ma in un mosaico di realtà: si passa da quasi sette avvocati ogni mille abitanti presenti in Calabria a meno di due in Trentino Alto Adige e in Valle d’Aosta, come ben evidenziato nel Grafico 1.
Con riferimento al secondo fenomeno, legato alla pro- pensione degli avvocati, in particolare i più giovani, a cancellarsi dall’albo per svolgere altro tipo di attività si riporta di seguito l’andamento del numero di iscrizione e cancellazioni dalla cassa negli ultimi anni da cui emerga che per il primo anno le prime sono state inferiori alle seconde Tabella 2.
Gli avvocati italiani sono, inoltre, sempre più anziani. La categoria degli avvocati, al pari della popolazione italiana, sta progressivamente invecchiando, come si ri- leva dal grafico che segue in cui si riporta l’andamento dell’età media degli avvocati iscritti alla Cassa Forense distinta per genere come si rileva dal Grafico 2.
Negli ultimi venti anni l’età media di coloro che svolgono la professione e non sono ancora pensionati è aumentata in media di circa 4 anni ed è passata dai 38 anni a oltre 45 anni per le donne (aumento di oltre sette anni) e dai 44,5 anni ai 48,9 anni per gli uomini (aumento di circa quattro anni). Complice del fenomeno anche il progressivo innalzamento dell’età pensionabile introdotto nelle recenti riforme della Previdenza Forense ma soprattutto rappresenta una conseguenza della contrazione delle nuove generazioni di avvocati che si iscrivono agli albi e dell’innalzamento delle cancellazioni tra i più giovani.
Le donne, comunque, sono sempre più protagoniste dell’avvocatura italiana dal punto di vista numerico.
La Tabella 3 mostra che il numero di uomini e donne iscritti alla Cassa Forense è ormai molto vicina al pareggio, su un totale di 241.830 avvocati 115.250 sono donne e 126.580 sono uomini, ma se escludiamo i pensionati contribuenti, la differenza per genere si riduce (circa un migliaio) con 113.255 donne e 114.672 uomini.
Con riferimento alla distribuzione territoriale malgrado il sud abbia il maggior numero di avvocati esercenti la professione, il numero di donne è tuttavia ancora oggi inferiore a quello degli uomini a differenza di quanto accade nelle regioni del centro nord, così come si evince dalla Tabella 4.
Le regioni con maggior concentrazione di donne sono Umbria ed Emilia Romagna con quasi il 53% di professioniste sul totale di avvocati iscritti, seguono Piemonte e Lombardia con circa il 52%; invece la regione con minore rappresentatività femminile è la Campania con meno il 42% di donne avvocato sul totale degli iscritti all’albo. Per completezza, gli ordini più al femminile sono invece, anche quest’anno, Busto Arstizio oltre il 61% di avvocati donne e Rieti con quasi il 60%; fanalino di coda l’ordine di Sciacca con meno del 35% di avvocate donne.
Il reddito medio e il monte reddito professionale pro- dotto dall’avvocatura mostra quest’anno una evidente contrazione. Tabella 5
Il monte reddito complessivamente prodotto dagli avvocati nell’anno 2020 si attesta a circa 8,5 miliardi, con una contrazione rispetto all’anno precedente di circa il 4,1%, il reddito in media prodotto da ciascun avvocato è pari a 37.785 euro con una contrazione rispetto all’anno precedente del 6,0%, euro 40.154. I valori reddituali medi sono molto lontani e di molto inferiori a quelli dichiarati negli anni 2006 o 2007, che in moneta attuale si attestano in media a circa 58.000 euro per ciascun iscritto all’albo.
Il reddito prodotto dall’avvocatura è inoltre distribuito in maniera estremamente eterogenea all’interno della categoria, in particolare se analizziamo il reddito rispetto alla sua distribuzione territoriale o per genere ed età del professionista. Tabella 6
Dalla Tabella 6 risulta in primis che, un numero non trascurabile di iscritti agli Albi non ha ricavato nulla dallo svolgimento della propria attività professionale ed ha pertanto dichiarato reddito pari o inferiore a zero, questi costituiscono il 6,1% degli iscritti, pari a 13.887 professionisti; ben 79.582 professionisti invece, pari al 31,4% dei dichiaranti, hanno prodotto un reddito inferiore al limite massimo stabilito per accedere ad agevolazioni contributive (pari a euro 10.300). Numero più contenuto è invece rappresentato da coloro che dichiarano redditi superiori al tetto pensionistico di 100.700 euro, sono stati pari a 15.798 (16.880 lo scorso anno) professionisti circa il 7,0% degli iscritti (7.65 lo scorso anno), i quali però, producono quasi il 47% del totale della ricchezza prodotta circa 4.007 milioni di euro su un totale di 8.535 totale del monte reddito ai fini Irpef.
Medesime considerazioni possono essere fatte sul volume d’affari. Tuttavia, malgrado le donne avvocato siano ormai numericamente al pari con i loro colleghi uomini, la stessa parità non si confermare per i loro redditi. Rimane marcata la differenza di guadagno tra i due sessi, come si evince dalla Tabella 7.
A fronte di un reddito medio di categoria pari a 37.785 euro, agli avvocati di sesso maschile se ne attribuisce in media 50.993 euro, mentre alle donne circa 23.576 euro. Resta pertanto confermata, per le donne, un guadagno di circa il 46% rispetto a quanto dichiarato dai colleghi uomini. Tale percentuale è variabile al variare dell’età e si riduce ulteriormente nelle età più avanzate. Rimane elemento da approfondire la presenza di una differenza anche nelle età più giovani (al di sotto dei 35 anni) dove la componente femminile, come visto, risulta essere an- che più numerosa e per entrambi i sessi rappresenta il momento di avvio della professione. Le medesime osservazioni possono essere svolte per il fatturato ai fini IVA.
Anche dal punto di vista territoriale esiste an differenza di rilievo tra redditi dichiarati da avvocati residenti nelle regioni del Sud e avvocati residenti nelle regioni del Nord, come si evince dalle distribuzioni riportate nelle Tabelle 8 e 9.
Per completezza riportiamo qualche informazione in merito al numero e alla tipologia delle pensioni erogate da Cassa Forense. Tabella 10
Alla data del 31.12.2021 erano in corso di erogazione 30.863 trattamenti previdenziali con un importo annuo medio di 28.228 euro; circa il 50% dei trattamenti è rappresentato dalle pensioni di vecchiaia, per la maggior parte erogate a professionisti di sesso maschile, di importo annuo medio pari a 39.287 euro.
Le pensioni di anzianità sono un numero abbastanza contenuto, pari a 1.495 trattamenti, a riprova del fatto che a causa della necessità di cancellarsi dall’albo per poter accedere a questo trattamento, gli avvocati considerano il pensionamento per anzianità una modalità di uscire dallo stato di attività ancora poco attraente, l’importo medio delle pensioni di anzianità è pari a 36.175 euro. I pensionati in cumulo sono coloro che hanno avuto accesso al pensionamento riunificando periodi contributivi presso la Cassa Forense e presso altri enti previdenziali, il numero è molto contenuto, 393 trattamenti, perché trattasi di una modalità di pensionamento del tutto nuova ma l’importo della quota a carico della cassa non è di trascurabile entità, pari a 23.812 euro.
I pensionati che hanno invece avuto diritto a una pensione calcolata con il criterio contributivo, perché non avevano maturato un numero di anni di anzianità di iscrizione e contribuzione utile per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, sono pari 1.783 con un importo medio annuo molto basso pari a 5.100 euro a causa del criterio di calcolo basato sui contributi versati più penalizzante del criterio retributivo con cui vengono calcolati gli altri trattamenti. Le pensioni a superstiti (indirette e reversibilità) sono pari a circa le 10.700 unità con un importo medio di circa 16.000 euro per le indirette e 19.600 per le reversibilità, la maggior parte dei trattamenti sono erogate a vedove degli avvocati deceduti in misura minore a figli minori o inabili. Si riporta infine anche la distribuzione territoriale dei trattamenti previdenziali erogati. Tabella 11
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Dall’analisi dell’insieme dei dati riportati emerge un quadro dell’avvocatura in cui, pur restando conferma- te alcune tendenze già osservate negli ultimi decenni emergono i segnali degli effetti destabilizzanti dovuti a questi anni di incertezza. La pandemia prima e l’attuale conflitto bellico hanno provocato effetti non prevedibili sui processi di trasformazione della categoria forense e che vanno monitorati con la giusta attenzione. Da tempo gli avvocati costituiscono una professione numericamente stazionaria, tuttavia si riscontra nel 2021 per la prima volta una contrazione numerica de- gli iscritti dovuta ad un rilevante aumento delle cancellazioni o sospensioni dagli Albi. Le cancellazioni riguardano in particolare le donne e i giovani questo determina una popolazione sempre più anziana e pone un freno al fenomeno della femminilizzazione osservato da tempo. Le nuove generazioni di avvocati sono sempre più al femminile ma quante di queste proseguiranno la professione fino al pensionamento? Permane la differente capacità di guadagno tra professionisti: se si esercita la professione in una regione del nord in media si guadagna di più se la si esercita al sud; ad età più avanzata corrisponde, in media, un reddito professionale più elevato; se chi svolge la professione è una donna ha in media minori potenzialità di guadagno di un collega uomo.
Tuttavia, per l’intera categoria, i guadagni relativi al periodo pandemico hanno subito notevoli riduzioni che, c’è il timore, potrebbero tradursi anche nei prossimi anni. Nell’ambito di tutte le tendenze rilevate, che hanno subito una accelerazione a seguito degli sconvolgimenti sociali ed economici che siamo ancora vivendo, appare ancora più necessario consolidare interventi per sostenere le aree più deboli della professione ma anche introdurne di nuovi che contribuiscano a una ripresa della categoria anche attraverso l’esplorazione di percorsi alternativi in cui la professione possa proseguire nel suo processo di cambiamento e innovazione.
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