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Da molti Parigi è considerata la capitale dell’amore. Fatto sta che, in Francia, la legge consente di sposare anche un defunto.
Si chiama matrimonio postumo ed è disciplinato dall’art. 171 del Code civil. L’istituto nasce sull’onda della commozione provocata dalla tragedia del Fréjus, il crollo della diga di Malpasset che nel 1959 travolse un intero paese uccidendo oltre 420 persone. Irène Jodart perse nella sciagura il fidanzato, che avrebbe sposato dopo pochi giorni e dal quale aspettava un bambino. Si rivolse al presidente De Gaulle, che autorizzò il matrimonio postumo e il procedimento fu regolarizzato mediante intervento legislativo.
Per contrarre il matrimonio postumo occorrono gravi motivi e l’autorizzazione del presidente della Repubblica. Altri casi di matrimoni postumi francesi divenuti noti sono quelli di Caroline Monet, 21 anni, che nel 2014 ha sposato Abel Chennouf, 24 anni, uno dei tre paracadutisti francesi uccisi dal killer di Tolosa nel 2012, e di Etienne Cardiles, agente di polizia, che ha sposato il suo fidanzato e capitano di polizia Xavier Jugelè, ucciso dai terroristi nella strage del Bataclan del 2015.
Romanticismo e passionalità sono certamente nelle corde dei francesi, che hanno eletto simbolo della Repubblica “la Marianne”. Le origini dell’allegoria non sono certe. È rappresentata come una giovane donna con il cappello frigio e personifica i valori della Liberté, Egalité e Fraternité.
Repubblica e legalità sono strettamente connesse nella cultura francese, tanto che nella celebre statua bronzea in Place de la Repubblique la Marianne indossa una toga e ha in mano le tavole della legge. La Marianne più nota si trova nel celebre quadro “La Libertà” che guida il popolo di Eugène Delacroix.
Negli anni, celebri personaggi femminili hanno prestato il loro volto alla Marianne, da Brigitte Bardot a Catherine Deneuve a Laetitia Casta.
I francesi sanno anche essere estremamente rigorosi quando si tratta di applicare la legge.
È del 14 ottobre 2021 la sentenza con cui il Tribunale amministrativo di Parigi ha dichiarato lo Stato francese responsabile per la violazione degli impegni in materia di riduzione dei gas a effetto serra per lottare contro il riscaldamento climatico, condannandolo ad adottare “tutte le misure necessarie” per riparare, entro il 31 dicembre 2022, al danno ecologico causato dal superamento illegale dei budget di carbonio tra il 2015 e il 2018. I giudici parigini hanno accolto il ricorso di quattro Ong associatesi con il nome de “l’Affaire du siècle” – “l’Affare del secolo’’ –, sostenute da una petizione di oltre 2,3 milioni di cittadini.
Come è stato sottolineato, la sentenza obbliga non soltanto l’attuale presidente francese ma anche il futuro vincitore delle elezioni per l’Eliseo. Analoghe azioni giudiziarie erano state promosse in Germania, Olanda e Belgio.
L’organizzazione giurisdizionale
In Francia al vertice della giustizia amministrativa vi è il Conseil d’Etat, di quella ordinaria la Cour de cassation. Giudici ordinari e giudici amministrativi hanno un di-verso statuto; si è parlato al riguardo di “dualismo giurisdizionale”.
La giustizia ordinaria è menzionata nella Costituzione, che proclama l’indipendenza dell’“Autorità giudiziaria”. Ciò tuttavia non significa che ai giudici amministrativi sia negata l’indipendenza, la quale è riconosciuta dal Consiglio costituzionale come principio di rango costituzionale e prevista per legge.
Nei due ordini operano magistrati diversi, il cui accesso alla magistratura e la cui carriera sono distinti. Nella magistratura ordinaria magistrati inquirenti e giudicanti fanno parte di un corpo unico e durante la carriera un magistrato può passare dall’una all’altra funzione.
Il Consiglio costituzionale ha affermato che «l’Autorità giudiziaria comprende, al tempo stesso, la magistratura inquirente e la magistratura giudicante» (sentenza n. 93- 326DC dell’11 agosto 1993) ma il fatto che la magistratura inquirente sia sottoposta all’autorità del Ministro della Giustizia dà luogo a diversi dibattiti sulla effettiva indipendenza della categoria. Anche in alcune sentenze della Cedu (ad es. Moulin c/Francia del 23 novembre 2010) è stata sottolineata questa imperfezione del sistema francese.
Il Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato – Conseil d’Etat –, unitamente ai tribunali amministrativi di primo grado e alle corti d’appello, decide le controversie tra i privati e la pub- blica amministrazione, tranne quelle riservate alla competenza di giudici speciali come il Tribunale nazionale per il diritto di asilo (OFPRA).
È situato all’interno del Palazzo Reale (Palais Royal) dal 1875, unitamente al Consiglio Costituzionale e al Tribunale dei Conflitti. Nel palazzo hanno sede anche la Comédie-Française e il Ministero della Cultura.
Nel 1624 il cardinale de Richelieu acquistò l’Hôtel de Rambouillet – odierno Palazzo reale –, e affidò la ristrutturazione all’architetto Lemercier, incaricato di trasformarlo nel “Palais-Cardinal”. Richelieu, collezio- nista d’arte, installò due pinacoteche nel palazzo, una denominata “Piccola Galleria” e l’altra “Galleria degli uomini illustri”, delle quali non abbiamo resti. Dopo il cardinale, fu il re a stabilirsi nel palazzo. La reggente Anna d’Austria e il giovane Luigi XIV vi abitarono dal 1643 e, in quegli anni, anche Molière, direttore della compagnia del re, si stabilì al Palais-Royal dove eseguì quasi tutte le sue commedie e vi morì nel 1673, colto da malore fatale, al termine di una rappresentazione de “Le Malade imaginaire”. Nel 1661 Luigi XIV si trasferì al Louvre e suo fratel- lo Filippo, duca d’Orléans, fu autorizzato a vivere nel Palais-Royal, che rimase fino al 1848 la residenza dei duchi. Il palazzo fu ristrutturato dopo l’incendio che lo colpì nel 1763 e non fu sostanzialmente modificato durante la Rivoluzione e l’Impero. Nel 1875 il Consiglio di Stato fu trasferito nel Palais-Royal.
Il Tribunal des conflicts In Francia la materia dei conflitti tra le giuridizioni ordinaria e amministrativa è affidato ad un apposito organo, il Tribunale dei conflitti (Tribunal des Conflits), anch’esso situato all’interno del Palais-Royal. Si discute anche in Italia in merito all’opportunità di istituire un organo giurisdizionale cui affidare i conflitti di giurisdizione. È all’esame della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati un disegno di legge sulla questione.
Nel sistema francese, per evitare di accordare una posizione di primazia all’uno o all’altro ramo della magistratura, il Tribunale dei conflitti è composto pariteticamente da quattro magistrati appartenenti al Consiglio di Stato e quattro appartenenti alla Corte di Cassazione, e le decisioni devono avere almeno cinque voti favorevoli. Ogni tre anni gli appartenenti al Conseil d’État e alla Corte di Cassazione si alternano nella carica di presidente.
La Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione (Cour de Cassation), organo supremo della giurisdizione civile, ha il potere di annullare – casser – le decisioni dei tribunali e delle corti d’appello.
Il suo sindacato attiene alla legittimità della pronuncia impugnata, ovvero riguarda la corretta applicazione della legge da parte dei giudici, e non le questioni di fatto. Ha anche il compito di garantire l’uniformità nell’interpretazione del diritto francese.
La Corte è stata istituita durante il periodo rivoluzionario francese alla fine del 18° secolo, ma le sue radici risalgono al medioevo. Fino alla metà del ’900, la Corte di Cassazione era composta da un’unica camera civile e da una camera penale. Oggi si compone di 6 sezioni o camere (“Chambres”) di cui 5 per le controversie in materia civile e commerciale e una per quelle in materia penale.
Ogni camera è composta da un presidente, dai consi- glieri titolari (pleno jure) e dai consiglieri referendari. Esiste una figura particolare all’interno della sezione, che è quella della consigliere “doyen” (decano), il quale partecipa a tutte le camere di consiglio della sezione in formazione ordinaria e rappresenta la memoria storica della sezione, in modo da assicurare l’uniformità della giurisprudenza. Il consigliere doyen ha l’incarico, volontario, di studiare tutti i ricorsi chiamati in udienza.
A seguito delle recenti riforme, gli organi della giurisdizione civile ordinaria francese sono il Tribunale giudiziario (Tribunal judiciaire), giudice di primo grado per la maggior parte delle le controversie di diritto civile e la Corte di Appello, che ha una competenza generale di secondo grado. Ci sono altri giudici con competenza limitata e specializzata, quali il Tribunale locale (Juge de proximité), Il Tribunale minorile (Juge des enfants), il Tribunale commerciale (Tribunal de Commercee) e il Tribunale del lavoro e della previdenza sociale (Tribunal de prud’hommes). In materia penale giudicano in primo grado il Tribunale di polizia (Tribunal de police), il Tribunale correzionale (Tribunal correctionel) e la Corte d’Assise (Cour d’assisee) per i reati più gravi. Vi sono sezioni specializzate per i minorenni.
In secondo grado operano la Corte d’appello (Cour d’appel) e la Corte d’Assise d’appello (Cour d’assises d’appel). Giudice di ultima istanza per le questioni di diritto è la Camera penale presso la corte di Cassazione.
Il Consiglio Costituzionale
Il Consiglio costituzionale (Conseil constitutionnel) non fa parte dell’organizzazione giudiziaria. È composto da nove membri nominati, per una durata di nove anni non rinnovabile, dal Presidente della Repubblica e dai presidenti del Senato e dell’Assemblea nazionale. Gli ex Presidenti della Repubblica sono, di diritto, membri a vita del Consiglio costituzionale. Il presidente del Consiglio costituzionale è nominato tra i suoi membri dal Presidente della Repubblica.
Il Consiglio opera il controllo di costituzionalità delle leggi e decide i conflitti di competenza tra leggi e regolamenti. Pronuncia sulla regolarità dell’elezione del Presidente della Repubblica e delle operazioni di referendum, di cui proclama i risultati, e ha competenza in materia di regolarità delle elezioni, ineleggibilità e incompatibilità dei parlamentari.
I palazzi di Giustizia di Parigi: storia e modernità a confronto
Il Palazzo di Giustizia di Parigi (Palais de Justice) si trova nel centro della Île de la Cité ed è uno dei più grandi monumenti di Parigi. Qui, fin dal Medioevo, veniva amministrata la giustizia dello Stato ma dal XVI secolo fu anche la sede del Parlamento.
Nella ex prigione del palazzo, l’antica struttura della Conciergerie oggi adibita a museo, la regina Maria Antonietta fu imprigionata prima di essere giustiziata sulla ghigliottina.
L’edificio, sede della Corte d’Appello e del Tribunale di Parigi (fino al 2018), divenne il Palazzo di Giustizia con Carlo V di Francia, che decise di farvi costruire il primo orologio pubblico, poi restaurato sotto Enrico III dallo scultore Germain Pilon, grande scultore rinascimentale che abitò nel palazzo. Una curiosità: sotto l’Ancien Régime, Giovanni il Buono (padre di Carlo V) aveva promulgato un editto per “impedire, nelle memorie, inutili ripetizioni e oziose digressioni”.
Nell’agosto del 2010 viene bandito il concorso per l’attribuzione del progetto del nuovo Tribunale di giustizia di Parigi. Il presidente della repubblica francese era Nicolas Sarkozy, che ha promosso l’ambizioso progetto della “Grand Paris”, con l’obiettivo di far entrare Parigi e la sua periferia nel novero delle grandi metropoli con- temporanee.
Il Tribunale di Parigi è l’edificio pubblico più imponente di quello che è stato definito il “cantiere del secolo” ed è stato concepito secondo una visione di sviluppo moderno, inclusivo e sostenibile, che colleghi centro e periferie armonizzando ambiente, abitazioni, cultura, giustizia, lavoro, sport, trasporti.
Il concorso è stato vinto dal consorzio guidato dalla Bouygues e all’architetto Renzo Piano, cui è stata affidata la realizzazione del progetto nel 2012.
Il Tribunale si colloca nella Zac Clichy-Batignolles, una zona di oltre 50 ettari a nord-ovest del 17° arrondissement di Parigi destinata allo sviluppo urbano e collocata attorno al nuovo parco Martin Luther King, il più grande spazio verde del nord-ovest parigino.
Nell’intento di fare della zona uno dei poli più importanti della nuova Parigi, vi sono state realizzate abitazioni, uffici, negozi, un polo culturale legato al mondo dello spettacolo, nuove linee tramviarie e metropolitane.
Il Tribunale è l’edificio più alto di Parigi dopo la Torre Montparnasse ed è composto da rettangoli di vetro so- vrapposti. Il vetro ha una colorazione neutra e un elevato gradiente di riflessione, per cui la facciata cambia continuamente il proprio aspetto a seconda dell’ora e delle condizioni atmosferiche.
La sensazione di intenso dinamismo generata dall’aspetto esterno si contrappone a quella di estrema semplicità che trasmette l’interno dell’edificio, dove prevalgono sobrietà e chiarezza.
Oltre al vetro, i materiali delle sale e dei corridoi sono cemento, acciaio di colore bianco e un caldo legno di faggio. Pochissimi gli ornamenti, l’unico elemento simbolico è quello della bilancia, visibile nelle sole sale d’udienza. Dappertutto vi sono scritte che rimandano alla Carta dei Diritti dell’Uomo della Rivoluzione Fran- cese e a quella Europea del 1948.
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