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IV Rapporto Censis sull’Avvocatura italiana 2019 Giustizia Professione Welfare

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di Debora Felici

Molti gli ospiti giunti al Grand Hotel Plaza di Roma la mattina del 3 ottobre per prendere parte alla presentazione del IV Rapporto Censis sull’Avvocatura Italiana 2019 e parlare di Giustizia, Professioni e Welfare.

Ad accoglierli nel salone centrale l’avv. Franco Smania, che ricorda la celebre figura di Pietro Mascagni, compositore e direttore d’orchestra, il quale soggiornò per tanti anni all’Hotel Plaza; nel salone, ancora oggi si trova il pianoforte grancoda del maestro, su cui Mascagni studiava e componeva le sue opere. Francesco Giorgino dà il via alla manifestazione, chiamando ad uno ad uno sul palco i protagonisti della giornata.

Il primo a salire è Nunzio Luciano, Presidente di Cassa Forense e vice Presidente Adepp, che rivolge un caloroso saluto di benvenuto ai presenti. Con l’auspicio che il Governo riduca i gravosi oneri fiscali che pesano sugli investimenti delle Casse privatizzate, Luciano rivolge ai presenti, a tutte le categorie dell’avvocatura, alle istituzioni, ai politici la richiesta di voler essere parte attiva nel processo di cambiamento del nostro Paese.

L’avv. Pietro Enzo Gancitano, consigliere per le libere professioni del Ministro della Giustizia, legge un messaggio del ministro Bonafede.

Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis ed Andrea Toma, ricercatore Censis commentano il IV Rapporto sull’Avvocatura italiana. Colpiscono le opinioni espresse: il sistema giustizia è troppo benevolo nei confronti di politici e amministratori corrotti. La giustizia che favorisce i privilegiati causa rancore sociale. Servono processi civili e penali più veloci. Cresce la sensibilità per i reati ambientali. C’è maggiore ottimismo sul futuro della professione forense, soprattutto tra le donne e i giovani. Le tecnologie digitali non fanno paura, anzi possono fornire opportunità. C’è scetticismo nel rapporto con l’Europa: occorre rafforzare la condivisione degli interessi degli avvocati come elemento di spinta al processo di integrazione europea. Si ha paura degli errori giudiziari e delle intercettazioni.

Andrea Mascherin, Presidente del Consiglio Nazionale Forense, sottolinea l’importanza dell’inserimento dell’avvocato nella Costituzione a tutela e garanzia dei principi libertà e di indipendenza del ruolo e ricorda la necessità che l’avvocatura si specializzi anche nelle materie stragiudiziali.

Giovanni Malinconico, Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, si sofferma sulle trasformazioni portate nel mondo professionale dalle innovazioni tecnologiche: l’intelligenza artificiale non deve sostituire ma integrare e supportare l’operato dell’avvocato.

Alberto Vermiglio, Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, ricorda l’importanza di sostenere i giovani avvocati, che oggi sono più consapevoli del loro compito a garanzia dei diritti dei cittadini, nonché della necessità di destinare maggiori risorse al miglioramento del “sistema Giustizia”.

Luigi Pansini, Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Forense, richiama l’attenzione sulla necessità di offrire agli avvocati maggiori opportunità di formazione al passo con le esigenze della società moderna ma anche la giusta tutela per il lavoro professionale svolto, con attenzione agli strumenti contrattuali ed i parametri forensi.

Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, apre la discussione sul secondo tema della giornata, gli investimenti nell’economia reale. Profumo sottolinea come le fondazioni, le casse di previdenza e i fondi debbano muoversi con i lori investimenti nel difficile contesto economico italiano e precisa che, nell’ambito degli investimenti “mission related”, si è trovata una perfetta sincronia con Cassa Forense e con le altre Casse previdenziali, ad esempio sugli investimenti nelle grandi opere.

Maurizio Agazzi, direttore Generale del Fondo Cometa, spiega che le fondazioni come il Fondo Cometa rappresentano il terzo cardine, insieme a Fondi pensione e Casse, su cui costruire un triangolo sinergico in grado, grazie all’azione comune, di progettare ed investire in innovazione.

Anna Gervasoni, direttore Generale di AIFI, precisa che in Europa i fondi come quelli che AIFI rappresenta sono partecipati al 25% da casse di previdenza e che sarebbe un auspicabile risultato che anche in Italia si andasse verso questa direzione. Sottolinea di sentire, da un lato, il dovere di investire nelle ottime imprese italiane, dall’altro, il senso di grande responsabilità nella gestione di questi investimenti.

Alberto Oliveti, presidente Enpam e Presidente dell’Adepp, Associazione degli enti previdenziali privatizzati, ricorda che i soldi che le casse investono provengono da contributi obbligatori e che tale circostanza comporta la necessità di usare prudenza nella scelta degli asset di rendimento. Oliveti evidenzia il rischio che vari fattori quali l’autonomia altalenante, la volatilità legislativa e l’obbligo della sostenibilità a lunghissimo raggio espongano le casse ad essere viste come “bancomat” dal mondo politico, mentre queste investono in economia reale anche quando fanno previdenza e assistenza.

L’evento volge al termine. Nunzio Luciano ringrazia Francesco Giorgino, i relatori, gli ospiti e tutti coloro che hanno dato il loro prezioso contributo all’incontro; il saluto di Luciano, che vuole essere un “arrivederci a presto”: “molti sono i temi che ci uniscono, abbiamo problemi a farci conoscere e rispettare dal mondo economico- politico ma uniti creiamo quella massa critica che ci permette di superare questi problemi”.

INTERVISTE

Un commento sul rapporto Censis

Nunzio Luciano - Presidente Cassa Forense e Vice Presidente vicario Adepp

La Presentazione del Rapporto Censis è un momento importante, fortemente voluto da Cassa Forense e che si rinnova ogni anno; lo stato di salute dell’avvocatura italiana viene fotografato nel Rapporto. Vi lavoreremo nei prossimi mesi per dare risposte agli avvocati italiani. Emerge un leggero incremento di reddito. Lo stato di salute dell’avvocatura italiana, nonostante la crisi, regge, seppure con le dovute cautele. Una grande sfida per Cassa Forense, per fare sempre di più di Cassa quello strumento per far crescere l’avvocatura italiana.

Il ruolo delle Casse previdenziali e dell’Adepp rispetto agli investimenti nell’economia reale è un ruolo importantissimo, noi possiamo essere il front runner, gli apripista per tutta una serie di investimenti che servono a far crescere la nostra economia. Lo facciamo già, investiamo nelle piccole e medie imprese, investiamo nelle società partecipate pubbliche, siamo già dei punti di riferimento importanti e lo possiamo essere di più insieme all’Adepp.

Giorgio De Rita - Segretario Generale Censis

Quello che emerge dalla nostra ricerca è che la società italiana in questo momento sta esprimendo due spinte di innovazione del sistema. Da un lato, c’è una domanda di una giustizia più attenta e capace di colpire alcuni reati come la corruzione, come i disastri ambientali, come gli incidenti stradali e quindi c’è un giudizio di una giustizia troppo benevola. Dall’altro, invece, c’è un timore di fondo rispetto alla capacità della giustizia di dare risposte ai bisogni concreti delle famiglie, delle persone. C’è il timore di rimanere intrappolati in una giustizia troppo lenta, e troppo spesso incapace di tutelare ad esempio la privacy, di tutelare i dati personali, di tutelare gli interessi minuti della popolazione. La ricerca ha guardato anche a cosa pensano gli avvocati, che in questo momento stanno esprimendo un desiderio di cambiamento molto forte, una volontà di puntare anche sui giovani - cosa che in qualche modo non ci aspettavamo - perché non soltanto rappresentano una forma di ricambio, di innovazione, di energia vitale per tutto il sistema dell’Avvocatura ma anche perché il Paese ha bisogno di guardare al futuro, ha bisogno di guardare quindi ai giovani, a quelli che oggi si affacciano per la prima volta alla professione.

Andrea Toma – Ricercatore Censis

Quest’anno abbiamo ragionato sul tema della giustizia, come elemento su cui gli avvocati in qualche modo possono avere un ruolo decisivo per recuperare il risentimento che c’è nella società italiana. Abbiamo anche il ruolo della Cassa, e tutto il quadro istituzionale che gira intorno all’Avvocatura, che ha già come obiettivo di integrare tutte queste esigenze che nascono dal Paese e si riverberano nella professione e che comunque hanno un obiettivo fondamentale quello di dare al Paese una prospettiva di maggiore giustizia e una prospettiva di maggiori opportunità.

Andrea Mascherin - Presidente del Consiglio Nazionale Forense

Devo complimentarmi con la Cassa perché questo servizio è molto utile per la professione. È un rapporto molto vasto, con l’idea che hanno i cittadini della giustizia che sarebbe utile capire quanto è condizionata dal sistema mediatico in alcuni suoi passaggi, ma che complessivamente distribuisce le responsabilità di un non perfetto funzionamento in maniera piuttosto omogenea tra Magistratura, Stato e Avvocatura. Ma il punto davvero da approfondire su certi passaggi di questo rapporto è quanto siano condizionati i cittadini dai media, perché l’idea di una giustizia troppo blanda, troppo benevola è un qualcosa tutto da interpretare. Una cosa è una giustizia giusta ed equilibrata secondo Costituzione. Se poi la cittadinanza la considera benevola allora questo è un tema che dobbiamo assolutamente approfondire. È un tema attualissimo quello tra media e processo. Per quello che riguarda la professione: interessante è che ci sia un po’ una inversione di tendenza nell’umore dell’avvocatura, si è profilato questo ottimismo per il futuro e sicuramente non è un ottimismo del cuore, del sentimento ma è un ottimismo della ragione. Evidentemente, l’avvocatura incomincia ad intravedere dei percorsi che possono permetterle di adattarsi anche a quelle che sono le nuove esigenze del mercato dei servizi legali. I temi affrontati da questo rapporto sono tantissimi, tutti però hanno un denominatore comune, molto confortante: tutte le risposte, con riferimento alla mono committenza, alle società di capitali, alle competenze, ai compensi e quant’altro hanno come denominatore comune la consapevolezza della assoluta necessità che l’avvocato rimanga autonomo e indipendente e libero. Questo è importantissimo perché qualsiasi sviluppo della nostra professione deve rimanere ancorato a questo pilastro dell’autonomia ed indipendenza. Importantissimo da questo punto di vista anche il messaggio del Ministro sul ruolo dell’avvocato in Costituzione, da rafforzare proprio con riferimento all’autonomia e all’indipendenza, e con l’avvocatura lì riconosciuta quale unico soggetto in grado di garantire l’effettività della tutela difensiva, importantissimo perché poi il cappello costituzionale a tutela della nostra autonomia e indipendenza, vuol dire autonomia e indipendenza della giurisdizione, magistrato indipendente e non condizionabile, avvocato indipendente e non condizionabile, uguale società democratica garantita.

Giovanni Malinconico - Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense

Quelli che emergono dal Rapporto sono dei dati molto importanti. Io comprendo che sia Cassa Forense a volgere studi statistici così approfonditi e sono sicuramente fondamentali per la vita dell’ente di previdenza ma hanno una grandissima importanza sul piano politico generale, anche per un organismo come il nostro che svolge un ruolo politico, perché danno l’idea della percezione del ruolo della giurisdizione da parte dei cittadini e della percezione che gli avvocati hanno del loro ruolo nella società e delle loro problematiche. Per noi sono uno strumento insostituibile.

Alberto Vermiglio - Segretario dell’Associazione Nazionale Giovani Avvocati

Anche quest’anno il Rapporto Censis è stato una fotografia della nostra professione. Una fotografia tendente al positivo senza però quegli accenti che ci saremmo attesi. È stato evidenziato che il reddito medio dei giovani è in aumento in percentuale maggiore rispetto a quello degli avvocati meno giovani. Questo perché, probabilmente, siamo riusciti ad intercettare con maggiore facilità le nuove competenze che la società, che è di per sé dinamica, oggi richiede ad una professione come la nostra. Dobbiamo però spingere un po’ di più sull’acceleratore perché le competenze sono il futuro di questa professione e solo su quelle potremo fondare almeno altri 30 - 40 anni della nostra professione.

Luigi Pansini - Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Forense

Sicuramente gli aspetti che più mi hanno impressionato sono da un lato, positivamente, il dato reddituale che seppure leggermente migliora. Dall’altro, negativamente, il fatto che il numero degli iscritti sia costantemente in diminuzione. Evidentemente, si deve registrare un minore appeal della professione. E quindi ci si deve soffermare su quello che si può fare per la professione. Innanzitutto bisogna riavvicinare coloro che si iscrivono a giurisprudenza alla professione di avvocato. Si deve dire loro che è una bellissima professione e che la professione va anche incoraggiata, perché noi sentiamo sempre parlare di giurisdizione, di equo compenso, dell’avvocato in Costituzione ma poi di professione in sé? Di quali sono gli strumenti di cui gli avvocati oggi godono sappiamo veramente poco. Oggi il dibattito che va per la maggiore è quello legato al regime forfettario, quello legato alla flat tax che agevola soltanto coloro che esercitano la professione in forma individuale. Se pensiamo ai giovani che vogliono aggregarsi ma anche agli avvocati di media generazione che vogliono aggregarsi, non sono sicuramente incentivati, perché pagherebbero in tasse più di quanto pagherebbe un professionista che lavori in forma individuale. E poi oggi, secondo me, c’è una confusione quasi totale, c’è la sensazione – sbagliata – che le istituzioni forensi si possano occupare della professione quando invece i loro compiti sono ben scolpiti nella legge ordinamentale, e sono quelli di controllare l’esercizio secondo le regole. E si pensa che soltanto attraverso la giurisdizione oppure l’avvocato in costituzione oppure l’equo compenso la professione possa crescere. Invece la professione ha esigenze particolari che prescindono dal sistema ordinistico, dall’attività di controllo degli ordini, dall’avvocato in Costituzione. La professione ormai è un’attività – è brutto dirlo anzi non è nemmeno brutto dirlo – imprenditoriale, perché oggi si guadagna e domani no e quindi si ha bisogno di strumenti di concorrenza, di opportunità, di incentivi, di incoraggiamento, di un sostegno da parte della politica in termini sostanziali e fiscali, cosa che oggi è completamente dimenticata e per certi versi volutamente ignorata, non dico da chi.

Quali sono le possibili sinergie tra le Casse dei liberi professionisti e i fondi pensione?

Maurizio Agazzi - Direttore Generale del Fondo Cometa

Abbiamo una missione comune che è quella di tutelare i nostri associati. Tutelare i nostri associati significa tutelare la crescita di questo paese e quindi poter lavorare per rivendicare un ruolo alla previdenza privata di primo pilastro e alla previdenza di secondo pilastro collettiva e sviluppare anche un modello di investimento che porti a dei risultati per i nostri aderenti e per il Paese.

Come viene utilizzato il private equity nei portafogli delle casse previdenziali dei liberi professionisti?

Anna Gervasoni - Direttore Generale AIFI

Il private equity in tutto il mondo rappresenta una quota piccola ma molto importante nel portafoglio degli investimenti dei liberi professionisti, una percentuale che di solito nel portafoglio totale sta tra il 5% e il 10% e che rappresenta dei rendimenti che attualmente nel nostro Paese sono pari al 12% lordo. Questo chiaramente è un dato sugli ultimi dieci anni. È un investimento particolare, che riguarda l’ingresso di fondi di private equity nel capitale delle imprese italiane non quotate per svilupparle, che fa realizzare dei guadagni importanti. Alla base, ovviamente, ci deve essere un tema di diversificazione, di scelta e di selezione delle migliori opportunità e ovviamente anche della scelta di gestori che possano creare valore delle imprese dove investono.

Quale è il ruolo dell’Adepp negli investimenti in economia reale?

Alberto Oliveti - Presidente Enpam e Presidente Adepp

L’Adepp è una associazione volontaria fatta da tutte le Casse privatizzate dei professionisti liberali italiani. Il ruolo dell’Adepp è un ruolo associativo: noi promuoviamo investimenti insieme oltre ad un welfare e servizi e un approccio all’Europa insieme. Nell’approcciare agli investimenti noi non dimentichiamo quella che è la nostra natura: la natura previdenziale. Riceviamo contributi obbligatori e siamo obbligati ad investirli in maniera oculata, tempestiva e lungimirante. Quindi non possiamo correre rischi con il risparmio previdenziale per il futuro posto lavorativo dei nostri iscritti, cerchiamo però di fare investimenti che, soddisfacendo l’esigenza di finanziare le prestazioni prossime venture, possono anche avere una ricaduta positiva sulle professioni di questi professionisti, nei campi specifici quindi creandone un volano positivo. Gli investimenti sull’economia reale? È chiaro che questi professionisti sono i professionisti di questa economia quindi è chiaro che investire sui lavori professionali significa investire nell’economia reale. Noi diciamo che è molto importante il collegamento ed il corretto passaggio con la natura previdenziale, il sostegno ai nostri lavoratori dei campi professionali e questo sostegno poi si sostanzia indirettamente in un sostegno all’economia reale del Paese.


Note

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