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Credo che la migliore definizione di Alarico Mariani Marini l’abbia data un suo amico e profondo conoscitore, l’avvocato David Cerri che lo definiva “un protagonista da decenni di un’avventura intellettuale (ma prima ancora politica, e culturale in un senso più ampio) che è riuscita a trasformare una professio- ne contraddistinta nell’immaginario collettivo da un carico di retorica (talvolta nobile, talaltra meno...), di cascami e di orpelli, in un servizio alla comunità, orientato al futuro ed all’apertura verso le esperienze di altri Paesi, in particolar modo europei” 1 .
Alarico Mariani Marini è stato un grande avvocato, iscritto all’Ordine degli Avvocati di Perugia dal 1956 e poi dal 1970 patrocinante davanti alle Magistrature Superiori fino alla sua scomparsa avvenuta nel luglio 2022, all’età di 91 anni, ancora nel pieno della sua attività professionale e del suo impegno politico e cultura- le a favore della classe forense.
Le radici del suo sentire le rinveniamo nel suo libro “Marciare per la pace: il mondo non violento di Aldo Capitini: la marcia della pace per la fratellanza dei popoli Perugia-Assisi del 24 settembre 1961”.
Infatti, Alarico Mariani Marini collaborò con Aldo Capitini nell’organizzazione della prima marcia della pace e poi continuò a frequentarlo tanto da dire che “la marcia e l’incontro con Capitini hanno segnato la mia vita”.
La credibilità di Alarico Mariani Marini è dimostrata dal fatto che la classe forense dal 1962 al 1967 lo ha eletto alla carica di Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Perugia, e poi dal 1982 quale membro del Comitato dei Delegati della Cassa Nazionale di Previdenza Assistenza a favore degli Avvocati e Procuratori.
Di questo importante ente dal 1986 ha rivestito la carica di Consigliere di Amministrazione e poi dal 1988 al 1990 la carica di Presidente, lasciandovi un’indelebile impronta dei suoi valori e capacità anche manageriali.
Nel 1993 è stato eletto nel primo Organismo Unitario dell’Avvocatura (O.U.A.) per poi far parte dal 1995 al 1997 della Giunta Esecutiva. Nell’ambito di questo Organismo Alarico Mariani Mari-ni ha potuto elaborare il progetto di riforma della legge professionale.
Nel 1997 ha fatto parte della Commissione nominata dal Consiglio Nazionale Forense per la redazione del Codice Deontologico dell’Avvocatura. Dal 2003 al 2015 è stato designato quale componente del Consiglio Nazionale Forense.
In quest’ultimo arco di tempo Alarico Mariani Marini ha potuto realizzare forse la sua più importante missione, quella della formazione della classe forense con la istituzione della “Fondazione della Scuola Superiore dell’Avvocatura”, di cui è stato Vice-Presidente. Questa iniziativa si coniuga con il Regolamento approvato dal Consiglio Nazionale Forense per l’attuazione della nuova legge professionale sulla formazione continua dell’avvocato (art. 11 della Legge 31/12/2012 n. 247) che prevedeva l’obbligatoria frequenza di corsi di formazione per i tirocinanti avvocati istituiti dalle Scuole Forensi territoriali.
Sotto la direzione di Alarico Mariani Marini la Scuola Superiore dell’Avvocatura ha elaborato le linee guida sia per i contenuti e i metodi, sia sul modello organizzativo (tra cui anche l’organizzazione di corsi per formatori-docenti nelle Scuole Forensi territoriali), sia infine l’organizzazione della annuale conferenza delle stesse Scuole Forensi. Particolare attenzione è stata dedicata al diritto europeo, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e alla Corte Europea dei Diritti Umani, per cui sono stati organizzati viaggi di studio a Lussemburgo e Strasburgo per assistere alle relative udienze.
In aggiunta alla Rivista edita dalla Scuola Superiore dell’Avvocatura: “Cultura e diritti per una formazio- ne giuridica”, di cui è stato Direttore, Alarico Mariani Marini ha voluto raccogliere tutte le carte storiche in materia di diritti, a partire dalla Magna Cartha sino alla Costituzione di Weimar, corredate da una breve nota introduttiva 2 .
Egli poi ha voluto consegnare questo volumetto a tutti i giudici della Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo, per ricordare loro la lunga battaglia per la conquista dei diritti umani.
Successivamente al suo incarico presso la Scuola Superiore dell’Avvocatura, Alarico Mariani Marini ha continuato a coordinare i Corsi di Diritto Europeo e per l’acceso alla professione presso l’Istituto di studi giuridici A.C. Jemolo della Regione Lazio (Corso sulla tutela europea dei diritti umani e fondamentali - Nelson Mandela) fino al 2017.
È stato Presidente della Scuola Forense dell’Ordine degli Avvocati di Perugia dal 2015 al 2017.
Uomo di grande cultura e fine giurista ha scritto libri e oltre cento articoli e saggi su riviste varie (tra le principali, Guida al Diritto, Previdenza forense, Rassegna forense, Diritto e Cultura, Diritto e Formazione, Avvocati, Oratori del giorno) sulla giustizia, sulla professione forense e sulla formazione dei giovani, ma non solo 3 .
In aggiunta alle nozioni tecniche, Alarico Mariani Marini impartiva lezioni di vita, come la responsabilità sociale dell’avvocato, quale responsabile verso il cliente, verso i colleghi, ma anche e soprattutto verso la società verso la quale egli esercita quel ruolo fondamentale di strumento di tutela dei diritti delle persone.
Il suo obiettivo è stato sempre quello di elevare la qualità della professione forense vocata, per precetto costituzionale, a concorrere al progresso della società mediante la tutela dei diritti sia dei singoli che della collettività.
In una società dove i valori dei mercanti sono prevalenti, l’avvocato deve contrapporre la sua formazione culturale con l’aggiornamento progressivo e costante specialmente orientato sulle carte internazionali dei diritti umani e fondamentali.
Alarico Mariani Marini lamentava l’insufficienza delle norme deontologiche italiane cogenti rispetto ai principi della Carta dei principi fondamentali dell’avvocato europeo e del Codice deontologico degli avvocati europei, emanata nel 2006 dal Consiglio degli Ordini Forensi Europei (CCBE) ove si legge: “In una società fondata sul rispetto della giustizia, l’avvocato riveste un ruolo speciale. Il suo compito non si limita al fedele adempimento di un mandato nell’ambito della legge. L’avvocato deve garantire il rispetto dello Stato di Diritto e gli interessi di coloro di cui deve difendere i diritti e le libertà; l’avvocato ha il dovere non solo di difendere la causa ma anche di essere il consigliere del proprio cliente. Il rispetto della funzione professionale dell’avvocato è una condizione essenziale dello Stato di diritto e di una società democratica” (Codice Deontologico degli Avvocati Europei del CCBE, Conseil des barreaux européens, articolo 1.1).
Per Alarico Mariani Marini questo era il distinguo tra il suo modello di avvocato e quello dell’azzeccagarbugli, schiavo del denaro.
Alarico Mariani Marini riteneva che il riferimento agli interessi della parte assistita lasciasse irrisolte gravi questioni che riguardano il rapporto tra il dovere di difesa e i doveri sovraordinati, quali quelli del rispetto dei diritti fondamentali e perciò inviolabili degli “altri”, siano essi parti del processo o estranei al processo, ma esposti alle conseguenze di una determinata scelta difensiva.
Il dovere di difesa dell’interesse della parte assistita non può infatti giustificare comportamenti in conflitto con doveri ad esso sovraordinati poiché posti a tutela di interessi della collettività e di tutti gli altri, e quindi consentire anche nel processo l’uso di ogni mezzo a vantaggio dell’assistito anche quando ciò incida sul rispetto di principi e norme che oggi sono alla base del diritto e parte dell’ordinamento giuridico.
Le caratteristiche del suo modo di vestire la toga, la rinveniamo in questa sua frase, che figura sul sito web del suo studio legale: “La “verità” per l’avvocato è il punto di approdo di una navigazione difficile, tra versioni parziali e spesso svianti, vincoli tecnici e processuali, responsabilità professionali e doveri etici, la cui rotta è segnata dall’adempimento di un mandato a difesa di interessi particolari all’interno di un ruolo complesso, fatto di privato e di pubblico, di necessaria parzialità ma anche di responsabilità sociale”.
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