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Giovane Avvocatura: idee e proposte per uscire dalla crisi

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Francesco Paolo Perchinunno

È iniziato ai primi di ottobre un nuovo biennio Aiga ricco di sfide importanti da portare avanti con una consapevolezza; stiamo vivendo un particolare momento storico, caratterizzato sempre più dall’incertezza del futuro legata alla contrazione reddituale avvenuta negli ultimi anni, aggravata ancor di più dall’avvento della pandemia, a causa della quale circa 100.000 avvocati hanno richiesto l’indennizzo dei 600,00 euro.

L’Avvocatura vive oggi una profonda crisi che incide negativamente sia sul suo ruolo sociale che sulla sua capacità reddituale. Al fine di migliorare tale situazione sarebbe auspicabile, a nostro avviso, prevedere l’introduzione di un compenso minimo inderogabile per l’attività svolta dai professionisti, senza distinzioni tra committenti, la semplificazione e accelerazione dei pagamenti dei compensi del patrocinio a spese dello Stato e la semplificazione delle procedure del recupero dei compensi professionali. Di particolare importanza è poi la regolamentazione del cd. “avvocato mono-committente”, figura professionale che più ha risentito della pandemia in corso.

Altro tema di grande valenza è quello relativo alla mancata adozione, ad oggi, del decreto attuativo di cui alla legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021), la quale all’articolo 1, commi 1015-1022, ha previsto che nel processo penale, all’imputato assolto, con sentenza divenuta irrevocabile perché il fatto non sussiste, perché non ha commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, è riconosciuto il rimborso delle spese legali nel limite massimo di euro 10.500; circostanza questa che, di fatto, vanifica la portata di una norma che ha il pregio di riconoscere a coloro che hanno subito ingiustamente, un procedimento penale, quantomeno un parziale rimborso delle spese legali da essi sostenute per la loro difesa tecnica, da applicarsi già per l’anno in corso.

A ciò si aggiunga che, da diversi anni, la figura dell’avvocato sta subendo notevoli trasformazioni imponendo l’acquisizione di nuove e diverse competenze: una sorta di “artigiano del diritto”, sempre più specializzato, tecnologico (legal-tech), internazionale ed europeo. Conseguentemente, il modello dello studio mono-professionale è ormai entrato in crisi ed è quindi di fondamentale importanza agevolare, anche sotto il profilo fiscale, le aggregazioni professionali, anche attraverso le cd. “reti tra professionisti”, superando le criticità dell’attuale disciplina troppo attanagliata al mondo delle imprese anziché a quello delle professioni.

Per contro crediamo fortemente che l’avvocato debba diventare sempre più un asset strategico non solo per cittadini ma anche per le aziende offrendo loro, preventivamente, servizi di consulenza legale mirati, così da evitare il più possibile l’insorgere di inutili e dispendiosi giudizi con conseguente effetto deflattivo dei contenziosi.

A tal riguardo riteniamo necessario la previsione di un’esclusiva competenza stragiudiziale degli avvocati, in ogni campo del diritto ed in particolare per tutte quelle materie (es. gestione crediti e risarcimento danni) per le quali vi potrebbe essere un risvolto processuale, così da evitare – come spesso avviene – che tale attività venga svolta da soggetti privi delle competenze necessarie con tutte le conseguenze del caso sull’effettiva tutela di diritti e sul rispetto dei divieti deontologici previsti in tema di accaparramento della clientela. Di fondamentale importanza è prevedere, poi, un avvocato sempre più protagonista anche nell’amministrazione della giustizia.

A tal proposito abbiamo appreso con estremo favore la decisione del Governo di implementare e rafforzare nell’ambito della riforma del processo civile le Alternative Dispute Resolution, in particolar modo la mediazione e la negoziazione assistita, istituti da sempre nel DNA della nostra associazione. Inoltre, riteniamo che sia giunto il momento anche di introdurre quelle norme necessarie a garantire il legittimo impedimento dell’avvocato che costretto da grave malattia a non poter svolgere appieno la propria professione, gli consentano di vivere serenamente e con dignità la malattia stessa senza compromettere il proprio ruolo difensivo e con esso i propri assistiti.

Non possiamo non volgere infine lo sguardo verso il futuro. A tal proposito è ormai divenuto indispensabile rivedere l’iter di accesso alla professione forense attraverso una preliminare revisione del percorso universitario delle facoltà di giurisprudenza, la previsione dello svolgimento della pratica forense solo presso gli studi professionali e la frequentazione obbligatoria delle scuole forensi, con il conseguente ed effettivo snellimento dell’esame di abilitazione. Un percorso più professionalizzante, più attuale, più meritocratico.

Queste sono alcune delle proposte che l’Aiga porterà avanti nel prossimo biennio, senza tralasciare le grandi riforme della giustizia messe in atto dal Governo sulle quali la Giovane Avvocatura si farà trovare pronta, proponendo soluzioni che concretamente possano ridurre i tempi dei processi, con una certezza riformare i riti senza investire sul potenziamento delle piante organiche, servirà a ben poco.


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